Un modo efficace di pensare al valore è fare riferimento alla “topografia”. Pensiamo alle cartine di geografia in cui abbiamo le altezze delle montagne e capiamo come “pensare il valore”. Il valore serve a conferire la tridimensionalità delle forme, a rendere la profondità.
In un quadro abbiamo piani vicini e lontani e, tramite delicate gradazioni di luci e ombra riusciamo a dare la forma all’oggetto.
Piuttosto che pensare di disegnare contorni e linee, e poi colorarle all’interno con un colore che abbia un determinato valore, è utile ragionare in termini di profondità, cioè pensando “questa parte di mela è più vicina, questa più lontana”. Bisogna cioè sin da subito lavorare in modo che ogni pennellata dia il senso della distanza rispetto a chi osserva. Il quadro inteso così diventa tutto un equilibrio tra piani vicini e lontani.
Tutti gli oggetti, le persone o gli elementi del paesaggio che includo devono avere un posto nello spazio.
Per esempio quando disegno lo sfondo, cerco subito di ottenere un piano lontano sia dai miei oggetti che dal primo piano.
Pensando in questo modo, dipingere il valore diventa più divertente, meno meccanico, e si ottiene un effetto immediatamente utile perché non c’è bisogno di ricalcare esattamente la realtà: un oggetto con una topografia corretta sarà certamente verosimile anche se leggermente più piccolo o grande del reale e se non avrà dei contorni perfettamente uguali agli oggetti di riferimento.
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