Capire come funzionano luce e forma, la tecnica del chiaroscuro, è fondamentale prima di dipingere.
Ci vuole studio e impegno prima di capire i principi di fondo della tecnica del chiaroscuro, li approfondiamo in diversi video del corso nel primo modulo, nel secondo e nel terzo.
Per comprendere come la luce rivela la forma degli oggetti è utilissimo disegnare o dipingere una sfera, poiché in essa ogni minimo errore di valore si nota immediatamente.
Una sfera racchiude l’insieme di una modulazione di toni chiari e scuri, il chiaroscruo, che, correttamente individuati e disegnati o dipinti, danno vita alla tridimensionalità. I principi che si imparano realizzando una sfera sono fondamentali per dipingere con convinzione qualsiasi oggetto e renderlo tridimensionale: sono validi sia se dipingiamo una testa, un viso, una cipolla, che una montagna.
Immagina di dividere la sfera in quattro zone, una per ogni tonalità di valore, dal più chiaro al più scuro. Le zone saranno:
- molto chiare (accenti di luce)
- chiare (luce)
- scure (penombra)
- molto scure (ombra).
Una zona di luce è tale in quanto più chiara di una zona di penombra; una zona di penombra è tale solo se più chiara di una zona di ombra, e così via. Tutto viene confrontato, e si cerca di capire se un colore mescolato è più o meno chiaro rispetto a quello che stiamo osservando.
In questa figura la sorgente di luce è posizionata in alto a sinistra e la luce determina 4 zone fondamentali sulla arancia.
Il valore è principalmente responsabile della forma dei soggetti (ma non il solo! Lo vedremo dopo studiando il colore). Soprattutto nel caso di quadri basati sulla tecnica del chiaroscuro, dove la fonte di luce è una sola, il valore scuro indica la lontananza dalla fonte luminosa, quello chiaro la vicinanza ad essa. Una mela quindi avrà zone di ombra, penombra, luce e accenti di luce in funzione della sua particolare posizione rispetto la fonte luminosa.
Per esempio, quando si inizia ad abbozzare il quadro, generalmente si dipinge con un unico colore, solitamente una terra, e si cerca di sentire il “peso” e la forma degli oggetti. Un oggetto diventerà “pesante” se avrà alla propria base, cioè il punto di incontro tra essa e il piano su cui è appoggiata, del colore molto scuro indicante un’assenza di luce dovuta all’interporsi dell’oggetto con la luce, e un’ombra e penombra che segue la forma con cui la luce si dirige e cade sull’oggetto.
Quando ho dipinto “burro”, ho valutato l’accento di luce che vedi sulla pentola non in senso assoluto, ma in relazione alla luce che illumina il burro, creando una stessa intensità.
Sono stato attento a creare uno stesso valore corrispondente all’accento di luce sia nel burro sia sulla pentola. Come ci sono riuscito? Semplicemente socchiudendo gli occhi e valutando e correggendo il valore del colore del burro e della pentola fino al punto in cui la loro luminosità mi sembrava simile. In questo modo si ottiene l’effetto di avvolgere gli oggetti con una luce che sembra uguale, uniforme e che crea la tridimensionalità degli oggetti.
Non si pensa quindi mai al valore in senso assoluto, ma solo in relazione al valore di riferimento stabilito.
Questo viene dimostrato nell’efficace esempio di E. H. Adelson in figura.
I riquadri A e B sono esattamente della stessa tonalità, mentre li percepiamo come diversi perché sono inseriti rispettivamente in un contesto chiaro e scuro.
Se li inseriamo in un contesto di medio valore (mettendo accanto delle strisce di colore grigio) essi cominciano a sembrare molto più vicini nel valore rispetto a prima, ma se li ritagliassimo dalla figura ci accorgeremmo che sono identici.
Questo sta a dimostrare che i valori (cioè il grado di luminosità, ovvero quanto scuro o chiaro è un colore) che osserviamo sono relativi, dipendono cioè dal contesto in cui sono inseriti. Molto più semplicemente, un colore chiaro appare molto chiaro se inserito in un contesto scuro e viceversa, un colore scuro appare molto più scuro se inserito in un contesto chiaro.
Per rendere le forme rappresentate più convincenti tieni anche conto di questi aspetti:
- non dipingere mai le zone in ombra e luce con lo stesso dettaglio di informazioni. L’ombra per definizione deve sembrare piatta, uniforme e misteriosa;
- la zona di massima luce e di luce, se illuminate da una sorgente intensa, vengono “lavate”. Ciò significa che la luce è così intensa che il colore viene de-saturato (perde, cioè, intensità), e si ottiene l’effetto di una zona in cui i particolari non si notano, in un certo senso la luce “acceca”. Se osservi la sfera noti che la zona in corrispondenza della luce e dell’accento di luce sembra bianca;
- la zona in cui concentrare l’attenzione è la linea di ombra, la zona di incontro tra la luce e l’ombra. In questa zona è utile, per ottenere un effetto “vivo”, includere alcuni particolari, dettagli e punte di colore perché qui si notano maggiormente le caratteristiche della materia di cui è fatto l’oggetto. Per esempio nel caso di un’arancia si noteranno delle “scanalature” (tipiche della buccia di arancia), delle piccole fossette che ricevono luce nei loro contorni ma restano in ombra all’interno;
- nelle ombre vi è spesso l’effetto dei riflessi di luce provenienti da altri oggetti o dalle pareti/strade/edifici ecc. Questi elementi non creano un’ombra assoluta ma schiarita in misura proporzionale alle fonti luminose che incidono su di essa. Per esempio se osserviamo l’arancia si nota in alto a destra una zona di luce che è l’effetto della luce riflessa di una bottiglia posta alla sua destra;
- quando si dipinge si procede dalla zona più scura, costruendo prima le ombre, e poi verso la luce;
- conviene poi a volte mescolare i colori anche sulla tela e non solo sulla tavolozza. Infatti, per stabilire e ottenere l’effetto desiderato, è meglio ritoccare del colore già steso sulla tela cercando di scurirlo o schiarirlo. Per esempio se in una zona di ombra voglio determinare un riflesso di luce è molto più semplice prendere un valore molto chiaro e schiarire la zona aggiungendo con un piccolo tocco di colore, piuttosto che crearlo partendo da zero il valore desiderato.
Procedendo così e osservando il soggetto, ci si pone sempre la domanda: quello che ho sulla tela è più scuro o più chiaro rispetto a quello che sto osservando?
Questo approccio è una suddivisione convenzionale che ha come obiettivo quello di semplificare l’anatomia della luce e cercare di coglierne le caratteristiche fondamentali. Nella realtà possiamo avere un soggetto molto più semplificato o molto più dettagliato.
Questi concetti sono spiegati approfonditamente nel mio libro.
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